IL
CASO DI STUDIO DEL 14 APRILE 2018
Una coppia (chiamiamoli
Elvira e Mario) si presenta in
Consultorio per un parere relativo al comportamento da tenere con la figlia di
lei, minorenne che vive con loro.
Lui ,quarantaduenne, non è
stato mai sposato, ha avuto diverse
storie e dichiara di convivere serenamente da sei anni con Elvira e la figlia
di lei Marta.
Lei, quarantenne é divorziata da dieci anni da un
marito, definito possessivo ed asfissiante, ma non violento. La conflittualità
era esplosa quando, per esigenze di carriera, lei si era trasferita con la figlia Marta di
appena 2 anni, in una città distante 70 Km da quella dove vivevano: questo
aveva provocato la rottura del loro legame. La figlia, ora quattordicenne
ha la dimora principale presso di lei.
Elvira riferisce che va d'accordo con il padre e lo vede, secondo
sentenza, ogni due w.e. E' lui che la
viene a prendere e la riporta, ma ritiene non ci sia un gran legame affettivo .
Nel colloquio appare
chiaro che è stata lei a chiedere
all’attuale compagno di venire in coppia in Consultorio, perché Mario si
dimostra recalcitrante a chiedere aiuto per ‘qualcosa che ancora non è
successo’ e perché la figlia non è sua e pensa che dovrebbe essere coinvolto il
babbo.
Elvira sbotta dicendo che
il babbo non c’è ,se non ogni 15 giorni, che se mai, fa parte del problema, e che
comunque la figlia è la sua e lei ha il dovere di preoccuparsi e ritiene giusto
coinvolgere Mario che vive sempre con loro
ed è di fatto un padre per la ragazza. Aggiunge che vuole che si facciano aiutare a parlare con lei e a farla parlare.
Il consulente invita
Elvira ad esporre il problema che la ha
condotta in consultorio.
Elvira racconta che il
padre di sua figlia vive da un anno con una compagna che ha un figlio
diciassettenne. Marta dichiara di andare d'accordo con il ragazzo, ma non con
la madre di lui. Il babbo è dispiaciuto che non ci sia filing tra la sua nuova
compagna e Marta e sospetta erroneamente
che sia Elvira a parlargliene male, ma è contento che vada d'accordo con il
ragazzo per questo favorisce il loro stare insieme, con uscite col
gruppo di amici di lui. Elvira riferisce che questo la preoccupa un po’ ,data
la differenza di età fra loro e la mancanza di controllo da parte degli adulti.
Infatti Marta ,da qualche settimana ha
cambiato modo di fare con lei, si mostra distratta e irritabile, sta ore chiusa in camera sua, da sola o con la sua
migliore amica. Elvira, non riuscendo ad ottenere risposte dalla figlia, ha costretto l’ amica a dirle cosa sta succedendo a Marta.
L'amica le ha detto che il
ragazzo, che vive a casa del padre, ha
fatto vedere a Marta alcuni video ‘strani’
(ma non vuole entrare nei particolari e dire di più perchè non vuole tradirla). Marta è stata invitata per il prossimo w.e. ad un 'party' organizzato dal ragazzo e dai
suoi amici, che l'hanno notata e vorrebbero conoscerla: è eccitata per il fatto
di essere stata notata dai ragazzi 'grandi', ma non è ‘scialla’ per la novità
di andare a questo party. Ha paura di
passare male a tirarsi indietro E’ molto confusa e passa da una decisione
all’altra.
Elvira è angosciata, non
può ignorare la cosa, ma non sa come fare con la figlia senza tradire le
confidenze dell’amica, chiede un consiglio su cosa fare, vorrebbe ci parlasse Mario entrando nell’argomento feste, internet, come
per caso… vorrebbe portarla a colloquio
in Consultorio con la scusa che la vede
tanto agitata, vorrebbe………
scoppia a piangere
singhiozzando dicendo: ho sbagliato tutto, è colpa mia.. .dovevo stare con mio
marito..
Il consulente
allora .................................................
Il
caso è stato discusso e approfondito in 2 gruppi/ equipe.
GRUPPO 1
Il primo gruppo è stato concorde nel riportare come
prima impressione una grande confusione, tanto che abbiamo dovuto riepilogare
persone e ruoli dei protagonisti del caso. E 'stata una risonanza forte, che ci
ha accompagnati per tutta la discussione. Siamo stati anche colpiti dallo
scarico di responsabilità, dalla solitudine, dall'impotenza soprattutto di
Elvira nell'affrontare direttamente la figlia nella crescita , ma anche dal suo
essere manipolatoria.
Non è chiaro il problema portato in
consulenza, se di coppia o se legato alla difficoltà di relazione di Elvira con
se stessa, con la figlia, con l'”esterno ”in senso ampio. E' necessario
ridefinire la richiesta.
Le risorse su cui può contare il
consulente sono l'accoglienza e l'ascolto di Elvira e Mario che possono
diventare sostegno reciproco.
Le risorse delle persone venute in
consulenza sono il fatto di aver chiesto aiuto e di essere venuti insieme e la
consapevolezza della fragilità .
Il consulente può portare il caso in
equipe chiedendo di essere aiutato a contenere le emozioni e il vissuto interno
di confusione, grazie a un confronto che lo aiuti a restare nel qui e ora ,a
capire su chi ha davanti prima di organizzare un percorso di lavoro.
Il percorso attivabile a partire
dall'ascolto e dall'accoglienza è quello della ridefinizione dei ruoli. Non si
devono proporre soluzioni ma esplorare il tipo di lavoro che Elvira e Mario
sono disposti a fare una volta scoperte le loro differenze e le loro capacità
per arrivare alla assunzione di precise responsabilità .Il percorso potrà
chiarire se lavorare sulla coppia di conviventi(Elvira e Mario) o aprirsi alla
coppa genitoriale (Elvira/padre di Marta).
GRUPPO 2
Il gruppo ha espresso nell’ascolto del
caso: confusione, interesse, empatia e stupore, il racconto di Elvira ha provocato sensazione di impotenza per la complessità della situazione che pone il
cambiamento della ragazzina e di paura da parte della madre perché il babbo
sembra non capire e incoraggia la ragazzina in comportamenti pericolosi e non
ha il coraggio di parlare con lui.
Il problema portato sembra essere la
mancata costruzione della coppia genitoriale.
Il gruppo ritiene che il compagno
della madre potrebbe essere una risorsa per sostenere lei e sottolinea che andrebbe riformulato alla
sig Elvira cosa intende per: ho sbagliato tutto! e cosa le impedisce di verificare la
disponibilità del padre a ricostruire la coppia genitoriale.
Il gruppo ritiene che si potrebbe
contare sulla volontà della madre che vuole chiarirsi come agire, comunicare
con la figlia e sul suo desiderio di mettersi in discussione chiedendo aiuto al
compagno e stimolandola anche a trovare un dialogo col padre –
Ritengono che la presentazione del
caso in equipe sia corretta anche se il consulente al termine dell’esposizione
avrebbe dovuto esplicitare all’equipe le
sue necessità sul tipo di aiuto che le è
utile: sostegno tecnico, emotivo etc. Infine all’ultima domanda il gruppo
propone di riformulare alla madre e al suo compagno la situazione portata
chiedendo loro cosa pensano sia possibile fare da parte loro per migliorare la
comunicazione con la ragazzina e sostenerla in questo momento ,proponendo alla
madre di coinvolgere il padre in un
percorso educativo che valorizzi l’azione di entrambi i genitori senza
svalutazioni e nella chiarezza degli obiettivi possibili.
A Conclusione dell’incontro viene
sottolineata la complessità della situazione
presentata che avrebbe richiesto tempi
di riflessione più ampi, ma anche l’interesse per la problematica.
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